Storia di Policoro
Storia di Policoro
Storia di Policoro
L’antico nome di Policoro era Herakleia, che affonda le sue radici nel passato della Magna Grecia. Sulle sue rive fertili tra Agri e Sinni, direttamente sul Mar Ionio, i Greci fondarono prima Siris, a metà del VII secolo a.C. e poi Herakleia nel 433 a.C. Quest’ultima divenne presto un punto di riferimento per tutte le popolazioni dell’Italia Meridionale e fu a capo della Lega Italiota, unione delle poleis greche contro l’avanzata del Lucani.
Policoro è posizionata sulla fertile pianura di Metaponto a 3 chilometri dal Mar Jonio nelle vicinanze del Fiume Agri, nella parte sud-orientale della provincia. È il secondo centro della provincia di Matera, il terzo della regione, come popolazione e secondo della provincia come importanza economica. Confina a nord con il comune di Scanzano Jonico (9 km), ad est con il mar Jonio (3 km), a sud con Rotondella(23 km) e ad ovest con i territori di Tursi (27 km).
L’importanza di Herakleia era legata alla ricchezza derivata dallo sfruttamento della terra, ossia della chora, suddivisa e organizzata secondo regole ben precise riportate sulle celebri Tavole di Heraclea, tabelle bronzee ritrovate (nel greto del Torrente Salandrella) nel 1732 e custodite per lungo tempo nel Museo Archeologico di Napoli. Si tratta di due famose iscrizioni greche su bronzo, databili tra la fine del IV e l’inizio del III sec. a.C., le due tavole contengono le relazioni degli oristidi, magistrati straordinari ai quali era stato affidato, per decreto dell’assemblea dei cittadini (alia) di Heraclea, la colonia fondata dai Tarentini nel V sec. a.C. nel territorio della moderna Policoro, il compito di recuperare per le vie legali alcuni terreni appartenenti ai santuari di Dioniso ed Athena Poliàs, usurpati da privati e di procedere quindi alla divisione di detti terreni in lotti, destinati ad esser dati in fitto. Alla descrizione delle operazioni di delimitazione e recupero dei terreni sacri, con successiva ricognizione dei confini, segue la descrizione dei singoli lotti e la registrazione dei relativi contratti. Grazie alla mentalità unitaria e alla precisione con la quale sono state redatte, con una cura del particolare topografico, giuridico, economico, le Tavole costituiscono un documento eccezionale degli aspetti politico-amministrativi di una polis magno-greca del V secolo.
In caso di particolare affluenza l’ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.
Situato su un rilievo che domina il bacino dell’Agri nel suo ultimo tratto, in continuità col crinale sul quale insistono i resti delle città di Siris ed Herakleia, il “Castello” di Policoro, con le circostanti costruzioni di servizio, si pone quale ultima testimonianza di un grande latifondo, passato nella proprietà di diverse ricche e importanti casate, fino alla Riforma Fondiaria, negli anni cinquanta del Novecento.
L’edificio nasce come monastero fortificato, intorno all’anno Mille, ad opera dei Basiliani che ne fanno un centro di culto e di lavoro che irradia la propria influenza nei territori circostanti, offrendo, oltre al conforto per l’anima, l’insegnamento di tecniche agricole e delle arti in generale. Nel 1791, la principessa Maria Grimaldi Gerace Serra acquista l’intero latifondo, trasforma l’edificio in un casale nobiliare e dà il via alla costruzione del piccolo borgo circostante. Nel 1893 l’intero latifondo passa al Barone Berlingieri di Crotone che lo utilizza anche come residenza di svago, organizzando, per sé e i suoi ospiti, battute di pesca e di caccia nel bosco paludoso. Con la Riforma Fondiaria, inizia il periodo di declino del Castello che negli anni Ottanta appare abbandonatO.
Negli anni Ottanta il Castello appare abbandonato a sé stesso e, nell’immaginazione dei più piccoli diventa luogo di presenze misteriose. Negli ultimi anni del secolo scorso è stato oggetto di un importante intervento di restauro che gli ha ridato vita, rendendolo sede di numerose attività turistico-ricettive. La struttura ha subito, nei secoli, notevoli trasformazioni delle quali è difficile tracciare una precisa evoluzione. Testimonianza importante per comprendere l’antica forma della struttura è una litografia settecentesca che ci regala l’immagine di un edificio imponente con torri e torrioni, di cui oggi rimane traccia nei contrafforti. Esternamente la struttura è solida, ha un aspetto sobrio, un volume compatto puntellato di finestre architravate ordinatamente disposte su una superficie liscia e continua all’interno della quale spicca il portale d’ingresso. Un portale ad arco inquadrato in un ordine di lesene trabeate. All’interno i volumi si dispongono intorno ad un ampio cortile pavimentato, l’essenzialità delle linee è spezzata da arcate a tutto sesto sul lato sud e da una torre campanaria a base quadrangolare.
Fonte:
https://fondoambiente.it/luoghi/il-palazzo-baronale?gfp
Con “Riforma fondiaria” o “Riforma Agraria” ci si riferisce al più imponente intervento compiuto dall’Italia Repubblicana, da poco uscita dalla Seconda guerra mondiale, nel Sud Italia. Le leggi di riforma, le cosiddette “Legge Sila” del 12 Maggio 1950 e “Legge Stralcio” del 21 Ottobre 1950, traevano ispirazione dall’art. 44 della Costituzione, che affermava la volontà della Repubblica di produrre, insieme ad un razionale sfruttamento del suolo e alla bonifica delle terre del Centro-Sud, compresa Policoro, rapporti sociali più equi. Nata dall’obiettivo di frantumare il feudo e re-distribuire la terra a braccianti e contadini, protagonisti attivi di una ineguagliata stagione di lotte per il possesso della terra, la Riforma è stata non solo un intervento profondo di riorganizzazione economica e delle produzioni agricole, ma anche di costruzione delle infrastrutture sino ad allora assenti, talora le prime ad essere realizzate nel Mezzogiorno, la fondazione di vere e proprie comunità-città, e dunque la progettazione di nuovi modi del vivere civile insieme a nuovi centri urbani, e infine un cambiamento non solo nella vita quotidiana degli abitanti delle zone interessate, ma anche nei rapporti sociali, che ruppe consuetudini di servaggio secolari. I lavori di costruzione della Borgata “moderna” di Policoro ebbero inizio il 14 Aprile 1953, su progetto elaborato dai prof. Candura e Petrignani.
Nel 1959 cessò di essere frazione di Montalbano Jonico diventando comune autonomo. A partire dagli anni ’60 vi è stato un notevole incremento demografico, grazie alla popolazione proveniente dall’entroterra lucano stabilitasi nel comune, che ha portato Policoro ad essere il terzo centro della regione per numero di abitanti, oltre che uno dei più importanti a livello economico essendo posto al centro della piana del Metapontino.
Noto a viaggiatori e scrittori stranieri del Grand Tour, soprattutto inglesi, francesi e tedeschi che tra il XVIII e XX secolo si spinsero nel Sud Italia in cerca del pittoresco e di esperienze esotiche. Veniva descritto come uno spettacolo della natura una “foresta sacra” in cui la macchia mediterranea si alternava ai querceti.
Nell’Oasi WWF, presso le foci del Sinni, vanno a riprodursi ancora alcune specie di tartarughe marine, mentre la Riserva Regionale del Bosco Pantano si configura come un prezioso biotipo di flora e fauna: in oltre 500 ettari infatti crescono rigogliose querce, olmi e ontani, alternate a macchia mediterranea, a zone paludose o alle dune più sabbiose sul litorale, habitat ideale per specie animali come volpi, istrici, cinghiali, caprioli, martore e lontre, nonché pesci, anfibi e uccelli migratori.
Portale Turistico
Piazza A. Moro, 1 - 75025 Policoro (MT)
ITALIA
info@policoroturismo.basilicata.it
Comune: 0835/901911
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